È il tumore della mammella il più diffuso in Italia nel 2018: una donna su otto viene colpita da cancro al seno almeno una volta nella vita. Il dato positivo generale è che per tutti i tumori, la prospettiva di vita è in consistente aumento, grazie alla diagnosi precoce e ai progressi terapeutici.
Cosa può fare ogni donna per prevenire il tumore della mammella?
Volersi bene, adottando la cultura della prevenzione come stile di vita; sono fondamentali:
- una diagnosi precoce
- e la eliminazione dei fattori di rischio legati agli stili di vita, come una scorretta alimentazione, la sedentarietà, l’abitudine al fumo e all’alcol.
Secondo alcune stime, agire su questi fattori di rischio consentirebbe di evitare il 30% dei casi di tumore.
Ecco quindi i nostri consigli.
1. Una buona abitudine: fare una visita specialistica una volta l’anno, indipendentemente dall’età
Una diagnosi precoce, tempestiva e accurata consente di identificare il tumore quando è più facile da curare, aumentando le probabilità di guarigione definitiva.
A tutte le donne è consigliata una visita specialistica ogni anno dal senologo o da un ginecologo specializzato, indipendentemente dalla presenza o dall’assenza di sintomi, almeno a partire dai 30 anni e proseguendo anche dopo i 70 anni di età.
La prevenzione deve cominciare molto prima dei 30 anni se in famiglia ci sono casi di tumore mammario od ovarico. Già a partire dai 20 anni si consiglia a tutte le donne di effettuare l’autopalpazione con regolarità ogni mese.
Sarà lo specialista a scegliere quale esame utilizzare per completare la diagnosi in base all’età e alle caratteristiche di ciascuna paziente: ecografia mammaria, mammografia e, in alcuni casi specifici, risonanza magnetica. Per situazioni particolari, sono utili anche i test genetici per la ricerca nel DNA dei geni BRCA1 e BRCA2, responsabili dell’ereditarietà di alcune forme di cancro al seno.
- È essenziale integrare la prevenzione spontanea al programma di screening nazionale per la diagnosi precoce del tumore mammario; il programma suggerisce una mammografia ogni 2 anni alle donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni (salvo l’ampliamento della popolazione target in alcune regioni).
Ricordate inoltre che ogni fase della vita della donna è caratterizzata da un preciso quadro ormonale che regola i processi legati alla fertilità, dal primo ciclo mestruale sino alla menopausa, e che nelle varie fasi può influenzare in modo differente il rischio di sviluppare il cancro.
Gravidanza e allattamento sono due fattori protettivi che possono ridurre il rischio di sviluppare il tumore della mammella, ma soltanto in giovane età (20 – 25 anni). L’utilizzo della pillola contraccettiva potrebbe diminuire il rischio di tumore ovarico a costo di un lievissimo aumento del rischio di tumore della mammella. In menopausa, la terapia ormonale sostitutiva a base di estrogeni sembra essere un fattore di rischio per alcuni tumori, come quello del seno e dell’endometrio.
2. Mangiare in modo sano e corretto e tenere il peso sotto controllo
Un’alimentazione sana ed equilibrata contribuisce innanzi tutto a tenere sotto controllo il peso, che è uno dei fattori che incide di più sul rischio di ammalarsi.
In generale, una dieta varia e ben bilanciata, a basso consumo di grassi saturi e zuccheri semplici e ricca degli alimenti tipici della dieta mediterranea, (olio di oliva, pesce azzurro, frutta, verdura, cereali) ha un’efficacia preventiva per la presenza di sostanze preziose, come vitamine, fibre e inibitori della cancerogenesi.
Un forte sovrappeso o l’obesità aumentano il rischio di sviluppare un tumore della mammella. Si consiglia di rivolgersi a specialisti dell’alimentazione per seguire un programma alimentare personalizzato: molto spesso le diete “fai da te” non danno effetti duraturi nel tempo e possono risultare poco equilibrate.
3. Trovare il tempo per fare attività fisica
La mancanza di movimento è uno dei principali fattori di rischio per la salute: le stime rivelano che all’inattività fisica siano imputabili il 5% delle affezioni coronariche, il 7% del diabete di tipo 2, il 9% dei tumori al seno e il 10% dei tumori del colon.
Sconfiggere la sedentarietà non è un’impresa impossibile: le Linee Guide dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) indicano che sono sufficienti almeno 150 minuti a settimana di attività fisica di tipo aerobico a intensità moderata.
Vuol dire circa 20 minuti al giorno oppure un’ora per tre volte a settimana per ridurre il rischio di ammalarsi di cancro!
4. Eliminare il fumo e ridurre il consumo di alcol
Vale sempre la pena smettere di fumare! Oltre ai benefici immediati, ecco in generale i benefici in termini di aspettativa di vita di chi smette di fumare in confronto a coloro che continuano:
SMETTERE DI FUMARE A | AUMENTO DELLA ASPETTATIVA DI VITA |
30 anni | + 10 anni |
40 anni | + 9 anni |
50 anni | + 6 anni |
60 anni | + 3 anni |
Le donne sono diverse dagli uomini: la stessa quantità di alcol risulta essere molto più tossica e devastante nelle femmine rispetto ai maschi.
La dose di alcol giornaliera raccomandata per le donne è di 1-2 bicchieri di vino al giorno, calcolato in grammi di alcol puro si tratta di 10-20 g. Se la donna beve più di 2 bicchieri di vino al giorno, il rischio relativo di tumori al seno aumenta del 75%.
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Presso CronoMed visita il dott. Claudio Andreoli
Medico Chirurgo, Specialista in Senologia e Oncologia
Senior Consultant Breast Unit Humanitas Cancer Center Rozzano (MI)
Responsabile Unità Multidisciplinare di Senologia Humanitas Mater Domini – Castellanza (VA)
- Per circa vent’anni lavora nell’équipe del Prof. Umberto Veronesi prima all’Istituto Nazionale dei Tumori e poi all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, dal 2001 per la Fondazione Salvatore Maugeri IRCCS, è Direttore del Centro di Prevenzione Primaria di Milano (fino al 2005) e responsabile delle Unità Operative di Farmaco-prevenzione e Screening dei tumori della mammella (fino al 2009).
- Co-fondatore nel 1984 insieme al Prof. Veronesi della Scuola Italiana di Senologia, ne riveste tuttora il ruolo di Direttore.
- Co-fondatore nel 1990 del Gruppo Italiano per lo Screening Mammografico (G.I.S.Ma.), ha contribuito all’implementazione a livello nazionale dei programmi per la diagnosi precoce.
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